Cara Francesca,
se la provvidenza vorrà chiudere la mia vita terrena, prima che io abbia assolto il mio compito di padre, affido alla suprema paternità di Dio le mie bambine e confido con assoluta certezza che il Signore ti aiuterà giorno per giorno a farle crescere buone e brave. Oltre che ai parenti, io le raccomando all’aiuto ed all’appoggio di quei pochi ma generosi amici che nel periodo delle prove mi conservarono la loro amicizia.
Non posso lasciar loro mezzi di fortuna, perché alla fortuna ho dovuto rinunziare per tener fede ai miei ideali. Fra poco saranno cresciute tanto da comprendere il mondo in cui vivono. Apprendano allora da te per quale ideale di umana bontà e di cristiana democrazia il loro padre combatté e sofferse. Leggendo le mie lettere d’un tempo e qualche appunto per le mie memorie, impareranno ad apprezzare la giustizia, la fratellanza cristiana e la libertà.
Muoio con la coscienza d’aver combattuto la buona battaglia e con la sicurezza che un giorno i nostri ideali trionferanno. Cara Francesca, io ti sarò sempre vicino in spirito e ti aiuterò vigilando presso il signore Gesù, mia suprema ed ultima speranza, che sarà anche il tuo confortatore quotidiano.
A tutti voi della mia e della vostra famiglia raccomando di vivere in fraterna amicizia, aiutandovi l’un l’altro.
Oltre le mie bambine, raccomando in modo particolare ad Augusto la nostra buona sorella Marcella.
Addio Francesca, io ti ho molto amato, ma non mai quanto avresti meritato. Supera il dolore del distacco e vivi più intensamente per le nostre deliziose bambine, sulle quali, per la bontà e misericordia del Signore, io veglierò dal Cielo.
Ti stringo per sempre nell’indissolubile abbraccio delle nostre speranze mortali
4 settembre 1935