LA SVOLTA DEL 1954
La generazione post-degasperiana e post-dossettiana viene a concentrarsi, in gran parte, nella nuova corrente democristiana di "Iniziativa Democratica", destinata ad assumere la guida del partito nel 1954, allorché Alcide De Gasperi, dopo la sconfitta elettorale del 1953 ed il mancato "premio di maggioranza" per la coalizione centrista, matura la decisione di passare la mano ad Amintore Fanfani, nel luglio 1954.
"Iniziativa Democratica" prende quindi in mano il partito, con una forte leadership del nuovo Segretario politico Fanfani, e con un nuovo gruppo emergente in gran parte costituito da quarantenni (la cosiddetta "seconda generazione" della classe dirigente democristiana): Mariano Rumor (da Vicenza), Paolo Emilio Taviani (da Genova), Emilio Colombo (dalla Basilicata), Aldo Moro (dalla Puglia), lo stesso Amintore Fanfani (dalla Toscana), EIisabetta Conci (da Trento), Luigi Gui (da Padova), Benigno Zaccagnini (da Ravenna), Lorenzo Natali (da L'Aquila), e così via.
La Dc risulta in gran parte nelle loro mani (se si eccettua il peso di Andreotti e Bonomi a Roma e nel Lazio, di Tupini nelle Marche, di Spataro in Abruzzo e qualche altro).
Si tratta di una realtà nuova. La corrente di "Iniziativa democratica" diventa di fatto l'erede naturale del gruppo dirigente degasperiano. In essa vengono formandosi i grandi leaders politici destinati a guidare la Dc negli anni successivi, con l'obiettivo di costruire un partito espressione di una democrazia moderna, in grado di guidare e indirizzare lo sviluppo economico del paese e di contribuire alla costruzione di uno Stato moderno.
Gli anni della Segreteria politica di Fanfani, dal 1954 al 1959, sono segnati da un notevole sforzo organizzativo, per fare del partito uno strumento ramificato all'interno della società, un moderno partito di massa, basato su una presenza di quadri attivi e dinamici, guidato dal centro ma non insensibile alle sollecitazioni della base, creatore di consenso, utilizzando anche moderni strumenti di comunicazione e di propaganda, in un rapporto costante con la realtà sociale del Paese. E' ovvio che in ciò risiede anche la volontà di misurarsi con gli apparati e con la grande capacità organizzativa del Partito Comunista.
Fanfani, assieme a uomini quali Ezio Vanoni, Giovanni Gronchi, Giorgio La Pira, e Enrico Mattei, mira alla realizzazione di un grande disegno riformistico, capace di operare quelle trasformazioni sul piano economico e sociale, ispirate in gran parte alle linee del Codice di Camaldoli, che avrebbero dovuto dare all'Italia un volto più moderno, aperto al nuovo, con uno Stato a forte sensibilità sociale, che si assumesse nuovi compiti e nuove forme di intervento nella vita pubblica, animato dalla volontà di realizzare un processo di modernizzazione e di sviluppo sul piano sociale ed economico.
La DC di Amintore Fanfani deve affrontare la questione dei governi centristi post-degasperiani, con una difficoltà parlamentare non indifferente.
Dopo la parentesi del Governo Pella, un monocolore DC con la presenza di alcuni tecnici (governo "amico" della DC, quasi a sottolineare la non piena aderenza di tale scelta alla volontà del partito), e un tentativo dello stesso di costituire un monocolore democristiano al quale il Parlamento nega la fiducia, è Mario Scelba a costituire un tripartito DC, PSDI e PLI, che governa dal febbraio 1954 al giugno 1955. Dopo alcuni contrasti interni alla coalizione, Scelba si dimette e gli succede Antonio Segni, sempre con una alleanza tra gli stessi partiti (DC, PSDI, PLI), che governa il Paese fino al luglio 1957, quando il PSDI decide di uscire dal governo.
Per superare la difficile situazione parlamentare, e per poter arrivare alla scadenza naturale della legislatura, completando alcune iniziative governative e parlamentari, il Presidente della Repubblica Gronchi affida a Adone Zoli l'incarico di formare un nuovo Governo, un monocolore democristiano appoggiato in Parlamento dalle destre, che dura fino alle elezioni del 1958.
La precarietà dei governi che si succedono nella II° legislatura ha un ruolo nel sollecitare l'esigenza di ampliare il respiro della vita politica nazionale, acquisendo nell'area di governo il Partito Socialista, che proprio in questi anni conosce il travaglio politico interno che lo conduce verso il superamento della scelta frontista e dell'alleanza con il Partito Comunista.
La linea politica dell'apertura a sinistra viene sostenuta soprattutto da Amintore Fanfani. Questa linea emerge nel Consiglio nazionale della DC di Vallombrosa nel luglio 1957, ma incontra forti resistenze da parte di esponenti autorevoli della stessa corrente di "Iniziativa Democratica", quali Taviani, Colombo, Segni e Rumor, ai quali si aggiunsero Scelba, Piccioni, Andreotti, Pella ed altri ancora non convinti dei tempi per l'apertura al PSI di Pietro Nenni.
Fanfani incontra altri ostacoli in ambienti cattolici e vaticani, con autorevoli interventi ostili alle scelte volute dalla Segreteria politica della DC.
Le elezioni politiche del 1958 segnano un grande successo per la Democrazia Cristiana e per la politica fanfaniana. Le elezioni del 1958, tenute al riparo da ogni condizionamento interno ed internazionale che influenzasse l'espressione del voto dell'elettorato, portano alla DC il miglior risultato della sua esistenza, dopo quelle del 18 aprile 1948. Tali elezioni danno vita al II° Governo Fanfani con DC e PSDI, esprimendo un orientamento politico e programmatico chiaramente di preparazione ed apertura verso il PSI.
L'ostilità di larghi settori della DC verso tale politica sfocia in agguati parlamentari per il governo (i "franchi tiratori" nelle votazioni a scrutinio segreto). Fanfani arriva quindi alle dimissioni prima da Presidente del Consiglio (il 26 gennaio 1959), e poi anche da Segretario politico della DC (il 31 gennaio 1959).
Alcuni leaders della ormai disciolta corrente di "Iniziativa Democratica" decidono di accettare le dimissioni di Fanfani dalla Segreteria politica della DC, e di proporre Aldo Moro in sua sostituzione. Questo gruppo di leaders assume il nome di dorotei, essendosi riuniti presso la Casa delle suore di Santa Dorotea a Roma.
Finisce così uno dei periodi più fecondi della storia della DC, soprattutto dal punto di vista organizzativo, e inizia la lunga preparazione morotea a quella stessa alleanza di centro-sinistra tra DC e PSI, concepita e teorizzata da Fanfani.
I principali segni che i quattro anni e mezzo di Segreteria politica di Fanfani hanno lasciato al partito:
- dal punto di vista organizzativo, Fanfani crea in questi anni la vera e proprio struttura del partito, autonomo e capillare, capace quindi anche di ridurre l'influenza organizzativa (e politica) di strutture fiancheggiatrici;
- dal punto di vista economico, Fanfani favorisce l'intervento pubblico nell'economia, attraverso gruppi industriali quali ENI ed IRI, incrementando il ruolo della DC nelle strutture economiche fondamentali per la modernizzazione del Paese, e riducendo il ruolo di una imprenditoria privata e moderata;
- dal punto di vista politico, Fanfani consolida la natura interclassista della DC, dal mondo contadino (i coltivatori diretti, soprattutto) ai ceti medio-borghesi, dal mondo dell'artigianato e del commercio alla base operaia dell'industria, dagli insegnanti al sindacalismo cattolico.