Nei mesi scorsi colpiti da una grave pandemia abbiamo attraversato una fase drammatica per la vita del nostro Paese con restrizioni sempre più pesanti al limite dei diritti costituzionali dei cittadini, a cominciare dalla libertà di movimento elemento fondamentale di una società democratica.
Abbiamo subito ingenti perdite umane e affrontato pesanti sacrifici per il bene della collettività.
Allo stesso tempo abbiamo preso consapevolezza della necessità, pur con radici territoriali e tradizioni diverse, dell'importanza di operare unitariamente con solidarietà e responsabilità nel rispetto delle regole e dei valori autentici che fanno del nostro Paese una comunità che come ci ha ricordato Mattarella il 2 Giugno ha un comune destino.
Il momento cruciale nello scenario politico sarà in autunno quando si farà sentire il morso della crisi economica sulle imprese e sulle famiglie. Se il governo riuscirà a superare questa fase con la approvazione della legge di bilancio è ipotizzabile un percorso se pur tortuoso che lo porti a durare fino a luglio del 2021 ossia all'inizio del semestre bianco. Diversamente si aprirebbe una crisi con elezioni generali nella prossima primavera del 2021.
Con l'esaurirsi della fase emergenziale dell'epidemia Covid, sta crescendo tuttavia drammaticamente una condizione di malessere sociale determinata dalla crisi economica e sopratutto occupazionale che tocca le aree più fragili. Il Governo pur tra luci ed ombre ha varato una serie di provvedimento nelle cosiddette fase 1e 2, e a livello europeo si prefigurano strumenti di intervento che pur con varie tipologie individuano notevoli disponibilità finanziarie.
In particolare è oggetto di discussione il MES che offrirebbe a bassa tassazione risorse immediatamente disponibili per le strutture sanitarie. A mio giudizio questa è una occasione da non sprecare con l'impegno che le risorse vengano distribuite secondo principi di equità e razionalità e che riducano al minimo le sperequazioni tra i diversi gruppi sociali ( sanità pubblica - privata ) e le diverse aree territoriali del Paese.
Inoltre l'Italia con il Recovery Found o come è stato denominato "nexst generation Eu" dovrebbe ricevere una quota superiore al 20% delle risorse previste per tirare fuori l'economia europea dalla crisi pandemica. Bisogna coglier l'occasione di interventi mirati certamente a far superare la crisi, ma contestualmente per far ripartire il Paese trasformando il rilancio economico e sociale in una occasione per disegnare il futuro. Nel breve tempo bisogna investire per mantenere la coesione sociale, nel più lungo periodo gli investimenti devono servire a disegnare un'Italia modernizzata, più efficiente e migliore per le nuove generazioni.
Occorre innanzitutto una radicale trasformazione della pubblica amministrazione attraverso la digitalizzazione che elimini molti passaggi burocratici, riducendo all'essenziale autorizzazioni e controlli preventivi.
Dobbiamo migliorare infrastrutture e tessuto economico produttivo.
Va incentivato il turismo, la patrimonializzazione e il sostegno di filiera alle piccole imprese.
Occorre la capacità di progettare il futuro del Paese con una chiara visione delle priorità.
In sostanza il nuovo modello di sviluppo deve privilegiare la sostenibilità sociale ed ambientale (riconversione Ilva ecc...) e quindi green economy e lotta alle disuguaglianze.
In autunno si farà probabilmente sentire il morso della crisi economica sulle imprese e sulle famiglie e sarà un momento cruciale nello scenario politico.
Se il governo riuscirà a superare questa fase con l'approvazione della legge di bilancio è ipotizzabile che un percorso se pur tortuoso lo porti a durare fino al luglio del 2021 ossia all'inizio del semestre bianco.
Diversamente si aprirebbe una crisi con elezioni generali nella primavera del 2021.
Il questo scenario il centro destra nonostante il discutibile ritorno nelle piazze, sembra aver esaurito la spinta al consenso elettorale che sembrava crescente nell'opinione pubblica.
Il PD si muove con prudenza nel contesto di un equilibrio parlamentare sempre più precario con il rischio dell'impantanamento politico.
Renzi condiziona le sue scelte politiche al bisogno di sopravvivenza.
I 5 stelle in inarrestabile calo di consensi dimostrano sempre più la loro inidoneità a funzioni di Governo.
Emerge sempre più il vuoto politico nell'area centrale per l'assenza di una forza moderata che in alternativa agli estremismi populisti e sovranisti possa garantire equilibrio e stabilità all'attuale sistema parlamentare.
In un eccesso di entusiasmo qualche amico sollecita l'urgente costituzione di un nuovo soggetto politico.
Due considerazioni in proposito.
1. Un nuovo soggetto politico nasce dall'azzeramento delle strutture politiche preesistenti e dalla possibile discontinuità con un sistema valoriale che ha rappresentato e rappresenta un ancoraggio importante per la continuità di impegno e prospettiva politica di una considerevole parte dell'elettorato.
Così è stato con il Partito popolare di Martinazzoli e Bianco transitato con larga parte dell'elettorato cattolico nella Margherita e successivamente nei DS e nel PD.
Poiché inoltre è velleitario pensare di mettere in piedi in tempi brevi una struttura partitica diffusa e organizzata sul territorio è comprensibile che Cesa proponga l'unica soluzione possibile nell'immediato: la confluenza nell'UDC. Una ipotesi questa tecnicamente fattibile, ma politicamente difficoltosa perché determinerebbe la marginalizzazione dei nuovi arrivati o una inevitabile condizione di conflittualità almeno a livello territoriale.
Il rapporto con l'UDC, come con le altre forze politiche e associative è necessario preliminarmente a livello elettorale e va costruito in un quadro di effettiva compartecipazione democratica e di chiarezza su le prospettive politiche.
Ad esempio non è pensabile un processo aggregativo se non viene reciso il cordone ombelicale che lega i parlamentari dell'UDC a Forza Italia.
2. Lo stesso discorso vale per Rotondi.
Per quanto ci riguarda da tempo abbiamo dedicato le nostre energie alla ricostruzione della DC storica con l'obiettivo di inserirla in una dimensione più ampia non solo di ricomposizione della diaspora democristiana, ma di costruzione per quanto possibile dell'unità politica dei cattolici democratici.
Abbiamo provato in questa prospettiva a lanciare una proposta federativa tra forze politiche ed associazioni riconducibili al popolarismo europeo per un lista unitaria alle recenti elezioni per il parlamento europeo. La nostra iniziativa è stata vanificata dall'indisponibilita dell'UDC e dalle posizioni settarie di alcune associazioni. In uno scenario più maturo abbiamo riproposto il progetto originario che si è concretizzato nella costituzione della Federazione Popolare dei Democratici Cristiani.
C'è da capire come dare contenuti programmatici e strategia operativa ad una aggregazione che non annulli le identità delle varie componenti partitiche ed associative ma le unifichi e valorizzi in un comune progetto politico ed elettorale.
Da tempo perseguiamo questo obiettivo auspicando che si possa concretizzare in una struttura federativa che, su una comune piattaforma programmatica, possa partecipare alle prossime elezioni con una lista, un simbolo ed una denominazione identitaria.
Non è per noi in discussione il riferimento al popolarismo europeo e l'adesione al PPE, ma riteniamo essenziale che risulti chiaramente nella denominazione e nel simbolo elettorale della federazione il richiamo ai valori democratici cristiani.
Procediamo quindi unitariamente con gradualità e responsabilità per non costruire strutture effimere ma per avviare un progetto politico che se consolidato attraverso il passaggio elettorale dalla acquisizione di una significativa rappresentanza istituzionale potrà rappresentare una importante novità nello scenario politico italiano.