IL SEGRETARIO NAZIONALE

 

Lo spazio per il dibattito è  limitato e il vero approfondimento politico lo faremo al Consiglio Nazionale. Desidero, tuttavia anticipare qualche breve considerazione sull'aspetto tecnico  procedurale del Congresso.

Il prossimo Congresso ha certamente ha un aspetto tecnico dovendo rispettare i passaggi procedurali e organizzativi indicati dal Magistrato con riferimento all'ultimo statuto della Democrazia Cristiana. Abbiamo ottemperato, e ora non abbiamo più vincoli e siamo liberi di ripensare la forma partito che riteniamo più idonea alle funzioni richieste dalla  presenza in un contesto sociale e politico profondamente cambiato, rispetto ai tempi della D.C. Storica.

Il Congresso ha pieni poteri in materia, che potrà delegare funzionalmente al Consiglio Nazionale, magari passando per una conferenza organizzativa.

Per prima cosa occorrerà avviare il tesseramento garantendo ai nuovi Soci il diritto a concorrere fattivamente, alla ricostruzione  della struttura rappresentativa del Partito ai vari livelli. Per fare questo dobbiamo aprire il Partito, senza remore, alla più ampia partecipazione sopratutto dei giovani e delle donne, con l'unico limite del rispetto del codice etico che viene proposto dài prof. Giannone e Luciani, che ringraziamo. Bisogna dare una forte attenzione alla ricostruzione della struttura di base del Partito, recuperando il rapporto con la gente, con i loro problemi e con quelli del territorio attraverso l'interlocuzione e la presenza nelle istituzioni locali.

Quindi è certamente prioritaria una nuova strutturazione politica e organizzativa, che non è certamente più differibile, in vista anche degli appuntamenti politici ed elettorali che si approssimano. Non diamo però un significato riduttivo a questo Congresso che non può esaurirsi solo con adempimenti tecnici, ma dovrà essere l'occasione per dare l'avvio a un progetto che parta da una riflessione su motivazioni e strategie che possano di nuovo consentici di essere presenti e protagonisti nello scenario politico ed elettorale italiano ed europeo.

Noi dobbiamo traghettare, in tempi rapidi, il Partito verso una nuova e più grande dimensione politica ed organizzativa e per questo dobbiamo guardare all'orizzonte ampio e non illuderci di poterci  rinchiudere in un piccolo recinto convinti di poter sopravvivere. Dobbiamo andare oltre, esplorare nuovi territori e dare spazio alle idee e al progetto politico.

Fontana, pur tra luci e ombre prevalentemente gestionali, evocando la traversata nel deserto e il miraggio della terra promessa, ha intuito che bisognava non percorrere vecchi tradizionali sentieri e ha avviato una esplorazione verso un mondo che ha con il popolarismo democratico tante motivazioni di riferimento a un comune patrimonio di valori etici, culturali e politici.

La diaspora dei cattolici nell'impegno politico, considerata (al tempo del cardinale Ruini) come una occasione di diffusione dei valori cristiani, è risultata irrilevante sul piano parlamentare e governativo. Oggi si può aprire una nuova stagione della presenza dei cattolici nella politica italiana. come ha suggerito il cardinale Becciu in una intervista rilasciata al Messaggero.

Infatti se pur timidamente, va emergendo un nuovo protagonismo sociale e politico, sollecitato in parte dalle esortazioni che vengono dal più alto Magistero e da tanti Vescovi, per impegnarsi con azioni concrete per il bene comune e il dovere civico a sostegno del lavoro, delle famiglie, dell'imprenditoria sociale e a difesa dell'ambiente, o per dirla con Papa Francesco la “Cura della Casa Comune”.

Quando diciamo di voler guardare a quel variegato mondo dell'associazionismo di ispirazione religiosa impegnato (all'insegna della solidarietà) nella cultura, nell'imprenditoria,  nel sociale, significa guardare con attenzione a chi opera rispettando i valori che accomunano e testimoniano il popolarismo cattolico.

utto questo non deve però esaurirsi in una mera interlocuzione, ma va convertito con pazienza e perseveranza in un progetto politico nuovo, attuale e coinvolgente, che confermando l'identità laica del Partito, trasferisca i valori ispiratori della Dottrina Sociale cristiana e dell’Umanesimo Cristiano in concrete azioni politiche e di governo  e cerchi tra le nuove generazioni la classe dirigente idonea a governare il Partito e le istituzioni.

Andare oltre il nostro recinto significa anche chiederci che senso abbia non tentare di ritrovarci insieme tra le varie componenti scaturite dalla diaspora della D.C. e con quanti si richiamano al popolarismo cattolico. La parcellizzazione delle posizioni partitiche condanna inevitabilmente alla irrilevanza politica ed elettorale.

Apprezzo in tal senso l'iniziativa  aggregativa di Rotondi, che va sostenuta, di prevedere una sorta di Stati Generali dei democristiani, anche se non può almeno a mio giudizio, essere  una iniziativa finalizzata al sostegno pregiudiziale e acritico per limitare il decalage politico ed elettorale di Berlusconi.

La strada della Federazione può essere una premessa interessante verso un processo di unificazione, di superamento della diaspora e di recupero del simbolo dello scudo crociato senza dover ricorre ulteriormente alle vie legali. Federazione poi è una parola magica solo se viene coniugata come piattaforma programmatica utile e propedeutica per costruire un progetto e una strategia politica comune. E' questa a mio giudizio la condizione preliminare per ogni possibile dialogo.

Questo è un primo obiettivo da perseguire, ma per altro verso, bisogna tener conto anche di uno scenario più ampio  che riguardi le possibili alleanze sul piano politico e parlamentare. In tal senso c'è  chi si sta adoperando (Bonalberti ce lo illustrerà più compiutamente) per una convergenza tra movimenti di ispirazione cristiana e liberal-democratica (rete bianca ecc.) che possono rappresentare una area di sensibilità pur sempre ampia nello scenario politico ed istituzionale italiano,per le problematiche sociali trattate ma in  particolare per un nuova visione dell'Europa sopratutto nei rapporti tra Economia e Finanza.

Riformare le Istituzioni europee, liberandole dagli eccessivi vincoli tecnocratici  e delle lobby finanziarie, recuperare i valori originari dei padri fondatori De Gasperi, Adenauer e Shuman, così come quelli auspicati da Altiero Spinelli è un obiettivo perseguibile se si lavorerà a un ampio movimento democratico, magari a un rassemblemant alternativo a una sinistra in progressivo disfacimento e ai dilaganti estremismi populisti e sovranisti, che hanno portato in Italia  al governo giallo-verde.

A mio giudizio questi sono  già alcuni temi e percorsi non conflittuali ma che certamente dobbiamo approfondire nel nostro dibattito per ricondurli ad una scelta strategica unitaria,che dia un senso compiuto al nostro progetto politico e al nostro voler essere partito autonomo e autorevole nel nuovo scenario che si va delineando a livello italiano e europeo anche in vista delle prossime scadenze elettorali.

Un religioso e fervente democristiano mi ha detto: ci vuole un cireneo che porti il partito alla rinascita organizzativa e politica. Io credo che per raggiungere l'obiettivo ci vuole una squadra di cirenei e tutti unitariamente dobbiamo dare quello che possiamo in termini di partecipazione operativa e di idee.

Qualcuno ha detto che questo è il tempo del coraggio, allora dobbiamo assumerci noi tutti insieme il gruppo dirigente, la responsabilità  di lanciare il progetto, gettando il cuore oltre la siepe e come  diceva un grande condottiero l'intendenza seguirà, perché siamo convinti che il futuro del Paese ha ancora sempre bisogno dell'impegno politico dei cattolici popolari responsabilmente impegnati.

C'è lo ripetono in tanti, è vero oggi siamo pochi: siamo pochi, ma siamo solo la punta dell'iceberg di un popolo democristiano che vuole riemergere ed essere protagonista di una nuova stagione politica.

E' questa la sfida, la scommessa che abbiamo davanti a noi è che deve impegnarci tutti unitariamente a ricostituire, rinnovandola, la Democrazia Cristiana

 

Renato Grassi, segretario nazionaledella Democrazia Cristiana

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