Molti fatti e accadimenti del nostro tempo denotano un vuoto di etica e di morale che fonda le sue radici in una sbiadita concezione antropologica.
Come Diogene sembra urgente mettersi alla ricerca ... dell’uomo.
La dignità dell'uomo consiste nell'essere persona, cioè essere intelligente e libero che si pone il problema del perché, del fondamento delle cose e del mondo nel quale vive.
Questo perché tutta la realtà, sia essa sociale, economica, morale, giuridica, politica, non si esaurisce nelle sue esterne apparenze fenomeniche; dietro e dentro di essa si nasconde il "mistero dell'uomo", per cui la riflessione su questi problemi vuole rilevarne il contenuto umano profondo e ricercarne una spiegazione adeguata, integrale.
E questa riflessione potrebbe preannunciarsi fin da ora come "religiosa", visto che "la religione, come diceva Bertrand Russel, si interessa a ogni questione misteriosa e importante" .
Possiamo cosi avere su tutti i fenomeni sociali una riflessione di carattere prettamente razionale, e una riflessione religiosa a seconda che si usino i principi di conoscenza dei quali è dotata naturalmente la ragione o ci si serva anche, come di punti luminosi di riferimento, delle credenze religiose.
- La politica, riguarda l'uomo come essere sociale in quanto egli conduce nella società la vita pubblica.
- La religione, invece, riguarda l'uomo in rapporto con Dio nella sua vita inferiore.
Ma si tratta sempre dello stesso uomo, per cui sarebbe una grave ferita inflitta all'unità della persona umana separare, fino a renderli inconciliabili quasi fossero dei compartimenti stagni, la vita interiore e la vita pubblica dell'uomo. Nessuno può quindi negare l'influsso delle convinzioni etico-religiose anche sulla scelta delle convinzioni e degli ideali sociali e politici. E la storia dimostra come quasi tutte le conquiste della civiltà sono sbocciate dal terreno della religione stessa, capace di afferrare l'uomo nel profondo. Per questo, non possono mai perdere del tutto il collegamento con essa, se la civiltà non vuoi essere minacciata.
Poiché la religione concerne l'esistenza come tale, si comprende come essa eserciti la propria influenza nel complesso della vita umana, tanto nel singolo individuo quanto nelle comunità, quanto nella storia.
Il concetto che un'epoca si fa di Dio determina l'ampiezza che l'uomo può avere nel suo rapporto con se stesso, con gli altri, col mondo, e i cambiamenti che si verificano in questo rapporto sono condizionati da un cambiamento di quel concetto.
Non si può quindi non riconoscere che la religione è una delle più importanti strutture istituzionali che compongono il sistema sociale totale.
Il nostro tempo è quello dell'umanesimo, pur concepito secondo diverse tendenze filosofiche e ideologiche.
Al centro dell'interesse universale si trova l'uomo, del quale vengono proclamati i diritti e il riconoscimento della sua dignità, e si reclama per lui la possibilità di svilupparsi. Quindi il primo fondamento di un sano ordine sociale, economico, giuridico e politico èil riconoscimento che al centro di esso c'è l'uomo con la sua intelligenza e coscienza, con la sua libertà e personalità.
Il vero progresso umano implica perciò il progresso dell'uomo secondo queste tre dimensioni:
- progresso materiale e tecnico, nel suo rapporto con la natura, con il mondo; l'uomo deve completare l'opera della creazione, e completando l'universo l'uomo completa se stesso;
- 2)progresso sociale, nel suo rapporto con gli uomini, in quanto il suo lavoro deve essere messo al servizio dell'arricchimento dei valori umani;
- progresso spirituale, nel suo rapporto con Dio, in quanto deve portare ad una liberazione interiore dell'uomo, allo sviluppo delle sue facoltà superiori, al progresso morale e religioso.
Il vero progresso sociale è intimamente legato al progresso materiale come pure al progresso spirituale. Se si possono distinguere questi differenti aspetti dell'esistenza umana, non si può se pararli; esiste fra loro una stretta connessione.
Il problema sociale, in definitiva, è il problema dell'umanità intera e dell'uomo intero.
È il problema dell'umanesimo per tutta l'umanità.
Si potrà allora affermare che è proprio nel progresso morale e spirituale che si trova la condizione indispensabile e il coronamento del vero progresso umano: "La rivoluzione morale sarà economica o non sarà. La rivoluzione economica, o sarà morale oppure non sarà" (E. Mounier).
Il nostro tempo ha posto in risalto il fatto che la vita morale esige certe condizioni sociali, che la miseria e l'ignoranza, ad esempio, inducono a male agire, che il cattivo esempio è contagioso; certe condizioni sociali sono indispensabili alla pratica della virtù.
Di qui l'obbligo di lavorare al progresso sociale, come dovere morale fondamentale per tutti.
A tal proposito anche S. Tommaso afferma che “Chi è nel bisogno è meglio arricchirlo che insegnargli la filosofia, per quanto in sé questa attività sia assai più utile della prima". (Sum Theol, II-II, q.32 a.3)
Per essere duraturo e fecondo, il progresso tecnico, scientifico, sociale, esige imperiosamente di essere animato ed eventualmente rettificato da un adeguato progresso spirituale, perché la società è un genere di vita che ha un carattere sacro, e la religione abbraccia tutto l'uomo. Anche la tecnica esige una mistica, e tutti i problemi sociali portano a problemi di ordine morale, all'educazione del senso sociale e morale. E inoltre, ogni vero progresso morale frutta un progresso sociale: il progresso spirituale delle singole anime in questa vita porterà ad un progresso sociale maggiore di quello che non potrebbe procurare qualsiasi altro mezzo.
La comunità umana non può prosperare che mediante la dedizione, la fraternità, il senso della giustizia degli uomini, cioè su basi etiche con l'aiuto di forze morali e religiose. In effetti, il progresso umano non si realizza con il progresso della scienza, ma soprattutto con il progresso della coscienza.
Questa nostra società permissiva, inflessibile però e crudele quando si tratta di rivendicare i suoi veri o creduti diritti, nella impostazione di tutta l'esistenza a una sola dimensione: quella dell'economia e dei consumi, sta dandoci la riprova che, dove lo spirito è mortificato, c'è da attendersi tutto, anche le cose più imprevedibili e drammatiche; anche la rinuncia alla propria dignità e la mortificazione di quei principi che giustificano ogni esistenza. Forse Dio vuole che si tocchi il fondo per farci risentire il richiamo del silenzio e dello spirito: la voce della coscienza, insomma, non solo informata, ma formata ai supremi valori della trascendenza.
Nulla di ciò che appartiene all'uomo è estraneo, in linea di diritto o di fatto, alla religione cristiana. Non ci si può disincarnare: è Dio che si incarna. Non ci si può disinteressare, è Dio che si interessa della vita umana. Avendo ritenuto opportuno di creare questa vita, Egli trova pure conveniente di animarla e di spingerla a fondo, perché, fare per Dio significa compiere ciò che non è compiuto non essendo fatto veramente cioè non in modo divino.
La differenza tra l'inizio e la prosecuzione o la fine di quest'opera è che Dio che ci ha fatti senza il concorso della nostra volontà, ci può completare solo col nostro concorso. Qui creavit te sine te, nonsalvabit te sine te. Egli ha fatto di noi, oltre che degli esseri, delle cause; nello stesso tempo che ci ha fatto creature anche creatori. Dio non fa la civilizzazione, vuole che la facciamo noi, ma la fa con noi in quanto egli è legato alla nostra vita per mezzo della sua presenza universale e per il legame religioso. La Chiesa, che è la società scaturita da questo legame non può dunque essere che favorevole e fautrice dell'opera di civilizzazione. La Chiesa, incarnazione sociale del Cristo, non può dunque disinteressarsi. Essa non ha il diritto di materializzarsi nello stesso senso che essa non ha il diritto di disincarnarsi, essendo anzi essa basata sull'incarnazione.
La Chiesa cammina con l'umanità e ne condivide la sorte nel corso della storia. Annunciando agli uomini la nuova novella dell'amore di Dio, e della salvezza nel Cristo, essa illumina la loro attività con la luce del Vangelo, aiutandoli in tal modo a corrispondere ai divino disegno d'amore e a realizzare la pienezza delle loro aspirazioni.
E ciò va affermato specialmente oggi contro quel fenomeno tipico dell'epoca moderna che è il laicismo che sostiene l'assenza del motivo religioso dalle attività, dalle istituzioni e dagli ambienti dell'ordine temporale. Se vogliamo ricomporre i rapporti della convivenza non possiamo non fare appello ai valori dello spirito: valori che trovano la loro obiettiva consistenza soltanto nel vero Dio, trascendente e personale. E questa animazione cristiana è opera specifica del laico la cui vocazione è di procedere verso Dio compiendo l'opera dei mondo, di procurare la gloria di Dio e il regno di Cristo nella costruzione e attraverso la costruzione del mondo. Per cui ad ogni crescita di umanità, ad ogni progresso, ad ogni estensione dell'umano in uno dei campi della creazione - mediante la conoscenza oppure mediante l'azione - deve rispondere una crescita della Chiesa, una incorporazione della fede, una incarnazione della grazia, un'umanizzazione di Dio.
Questa è la Chiesa, questa è la cattolicità.
La Chiesa non è un piccolo gruppo sociale, isolato, un blocco a parte che resterebbe intatto attraverso le evoluzioni del mondo; la Chiesa è il mondo in quanto credente in Cristo, che abita e salva il mondo per mezzo della nostra fede. La Chiesa è l'umanità religiosa, è l'universo in quanto trasfigurato, mediante la grazia, ad immagine di Dio.
Riassumendo, si tratta di costruire l'umanesimo del nostro tempo, una civiltà che sia un rapporto umano con l'uomo e con Dio, proprio oggi che siamo lontani da noi stessi almeno quanto siamo lontani da Dio.
E questo va attuato in una visione e vocazione orizzontale e verticale insieme, perché tradire l'immagine dello uomo è tradire quella di Dio.
Infatti, come ha detto Paolo VI: "Un umanesimo vero, senza Cristo, non esiste". Quindi; "Il vero umanesimo dev'essere cristiano"