>In una recenteintervista televisivaPapaFrancesco ha auspicato con decisione lanecessità di "riabilitare politica". Questo è un problemaurgente allorquando anche le istituzioni franano e la corruzioneinquina perfino alte cariche dello Stato.
Su piano della scelta delle regole la confusione e l’ambiguità regnano sovrane. L’impressione è che ogni soggetto cerchi di ottenere procedure che lo avvantaggino piuttosto che strumenti per soddisfare il desiderio di rappresentanza dei cittadini e creare così coesione sociale. Anche il tema della stabilità viene spesso frainteso: è più stabile la governance di una minoranza che, aiutata da un “premio”, ottiene una formale maggioranza parlamentare oppure quella di una maggioranza che si crea, magari faticosamente, nel dialogo e nella convergenza responsabile di minoranze diverse ma che, trovando ragioni e programmi per stare assieme, esprimono la volontà di una reale maggioranza dei cittadini?
L'opinione pubblica ha ormai la netta impressione che i governi siano impotenti a risolvere gli attuali grandi e gravi problemi principali e prospettare un futuro: la disoccupazione si fa sempre più preoccupante e la povertà si aggrava. Sono moltissime le famiglie che fanno difficoltà a raggiungere la quarta (forse anche la terza!) settimana del mese. La criminalità e delinquenza sono in continua crescita creando nuove paure. Le disuguaglianze sociali si consolidano.
La logica delmercantilismo è entrata nellagestione politica distorcendola logica del diritto.E sta spiazzando anche la logicadella gratuitàall'internodella famiglia, per cuile persone valgono soloin termini di redditività. L'essere umano è ridotto a merce.Einquesta logicamercantilistaèimpossibile camminare sulle strade di una verademocrazia.
Ad aggravare la situazione appare sempre più evidente che gli uomini e le donne impegnati in politica non si rivelano in grado di promuovere e attuare profonde riforme necessarie per anticipare il futuro. Le loro decisioni sono prese per il breve termine e troppo spesso in prospettiva elettorale. Insomma una classe dirigente che non ha saputo e/o potuto mantenere le sue promesse.
Non v’è da sorprendersi, allora, se tra i cittadini cresca l'indignazione contro l'ordine costituito, o per meglio dire …. il disordine costituito.
E' urgente riabilitare, ripensaree realizzareuna relazione attiva tra la gestione politica e la vita quotidiana dei cittadini.Ciò cheè in gioco èla dignità diogni persona umanache vivenella società nel suo essere soggettoresponsabiledellapropria storiae insieme agli altri soddisfare i dirittifondamentali di tutti. In fondonon sono forse reclamando tutto questo le tante manifestazioni di indignazione chechiedonopane, lavoro, la casa, il rigetto di unapolitica di gestioneche si definiscedemocratica, machenon è rappresentativadella maggioranza del Paese?
La nobiltà di impegno politico è innegabile. Gli abusi che esistono non devono essere l'albero che cadendo fa molto rumore in una foresta silenziosa dove gli alberi crescono rigogliosi, ispirati dalla preoccupazione per la giustizia e per la solidarietà, e si spendono per il bene comune e convogliano le loro attività al vero servizio e non come un mezzo per soddisfare le loro ambizioni personali. Denunciare la corruzione non vuol dire condannare la politica nel suo complesso, né giustificare lo scetticismo e l’assenteismo verso l'azione politica.
Sono sempre più le menti pensanti di questo Paese che si impegnano a proporre uno sforzo sincero euna lotta perl'utopiadiuna politica di "elaborazione collettiva", dove tutti i cittadini possano avere una voce e una rappresentatività in funzione della ricerca del bene comune che implichi la soddisfazione dei diritti fondamentali di tutti. L'organizzazione politica esiste per il bene comune.
Bene significa il complesso delle cose desiderate che vorremmo augurare a noi e alle persone care. Comune deriva dal latino cum munus che vuol dire compito fatto insieme. Il bene comune è l’insieme delle condizioni di vita di una società che favoriscono il benessere, il progresso umano e morale di tutti i cittadini. Il bene comune consiste nel predisporre le condizioni sociali e civili necessarie per lo sviluppo virtuoso della città. Ricorda Gaudium et Spes: che il bene comune è “l’insieme di quelle condizioni che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente”. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro.
Esso comprende l’insieme delle condizioni della vita sociale che permettono alle persone, alle famiglie e ai gruppi di realizzarsi più pienamente e più facilmente.
Quindi il bene comune deve essere oggetto di una ricerca incessante di ciò che migliori la condizione dei più poveri e più deboli. Inoltre il bene comune deve prendere in considerazione non solo gli interessi della generazione attuale, ma anche la prospettiva di uno sviluppo sostenibile per le generazioni future. L'uomo è signore del sabato, e di conseguenza ogni gestionesociale, religiosa e politicadovrebbe servire alla promozionedelle persone chiamatea esprimersi e a partecipare.
Se ammettiamo questa situazione difficile della politica e dall'altro lato stiamo assistendo allacorruzioneinarrestabilenei partitipolitici al servizio di uneconomicismo che aggrava ogni giorno di piùl'ingiustizia, come mai i mezzi della comunicazione oggi più influenti non raccolgono il grido degli indignati e non danno voce anche a quanti desiderano cambiarele coseaprendo la stradaverso unapiùpartecipatagestione politicache consentaunapiùvera democrazia? A volte si ha l'impressione che abbiamo installatoilpensiero unicoenon vogliamoessere onesti conla realtà.
La Chiesa che è maestra di fedecristiana non hastrumenti di analisi sociali né strategieda seguirein politica, né tanto meno modelli istituzionali.Ma il suo deposito della fedeinvita alla ricercacomune tutte le personee gruppi dibuona volontà per fa sì che tutti vivano condignità propria e degna di ogni persona che voglia ritenersi tale per relazionarsi eticamente con il prossimo.La dignitàdi ogni persona umana, tutti compresi senza discriminazioni, esige una attenzione preferenziale peri più deboli, e chiede che ogni esercizio di potere sia assunto come vero e autentico spirito di servizio.
La fede cristiana offre un senso in grado di partecipare al grande e nobile compito cercare e promuovere il bene comune e orientare tutta l'esistenza personale e collettiva al vivere insieme per rendere la terra abitabile per tutti.
La fede cristiana dà anche punti di riferimento al di informare il nostro pensiero e ispirare le azioni e le intenzioni dei servitori della vita politica.
La Chiesa non esce dalla sua missione quando prende la parola in campo politico. Alla Chiesa stanno a cuore la persona umana e l’umanità. Come potrebbe disattendere la severa domanda contenuta nelle prime pagine della Bibbia? "Che cosa hai fatto di tuo fratello?" (Gen 4, 9). Le parole di Benedetto XVI in Deus caritas est sono chiarificatrici: La Chiesa non deve prendere “nelle sue mani la battaglia politica”. Infatti: “ La Chiesa non è e non intende essere un agente politico. Nello stesso tempo ha un interesse profondo per il bene della comunità politica, la cui anima è la giustizia.”
E’ in questo contesto che i politici credenti hanno diritto/dovere di conoscere dalla Chiesa, vescovi e pastori, i criteri che possano illuminare le loro coscienze e quelle di coloro che desiderano ascoltarli. Questa non è né ingerenza, né imposizione, ma solo consapevolezza di appartenere ad un destino comune che può proficuamente ispirare i comportamenti di ciascuno, e può motivare l’affezione e lo slancio partecipativo alla cosa pubblica. Politici ed elettori hanno il diritto di avere dalla Chiesa il servizio della illuminazione al fine di individuare quei beni umani fondamentali che oggi meritano di essere preferibilmente e maggiormente difesi e promossi, perché maggiormente misconosciuti o calpestati. Il Magistero della Chiesa è riferimento obbligante in questo aiuto al discernimento del fedele.
Ne ha ben donde Papa Francesco per chiedere di riabilitare la politica, che è una delle forme più alte della carità! E non si va molto distanti dal vero se si propone alla politica di assumere il volto del vero umanesimo cristiano perché la politica diventi solidale affinché a tutti sia assicurata dignità, fraternità e solidarietà.
Non con i parametri della logica politico/partitica ma con il metro del Vangelo la Chiesa è persuasa che per superare l’odierna crisi, che non è solo economica e sociale, ma anche culturale, morale e spirituale, bisogna liberare il cuore da ogni forma di egoismo e di indifferenza e imparare l’arte di amare: amare Dio e amare il prossimo e sgombrare il campo dalla avidità del possesso, dalla bramosia del denaro. Il passo verso la corruzione si fa quasi inevitabile; la tangente è dietro l’angolo, dell’evasione fiscale diventa un merito, lo spreco del denaro pubblico non considerato perché non spreca un bene proprio e personale.
Quando una cultura perde il profondo senso sociale e politico anche la vita politica si smarrisce, declina e tramonta. Il rinnovamento delle nostre società passa necessariamente attraverso la solidarietà che è molto di più di qualche sporadico atto di generosità.
Riqualificare la politica vuol dire preferire la verità ai molti scetticismi, la giustizia alle trasgressioni, l’amore vero e disinteressato all’egoismo insaziabile; la forza dello spirito alle varie prepotenze; l’integrità morale alla corruzione.
Perché la politica riabbia un’anima è necessario che l’uomo riscopra la sua e la trasmetta ai fatti che riempiono i giorni e i luoghi. La politica per riqualificarsi deve formulare un impegno e un patto di vita più che di soli interessi.
Un impegno speciale è richiesto a quanti – nell’esercizio politico – fanno riferimento ai valori cristiani e si ispirano alla dottrina sociale della Chiesa. A essi è richiesto un più alto e necessario contributo per riabilitare la politica. L’ispirazione della fede cristiana aiuta a creare un’anima alla politica e dare un’etica alla vita politica.
Scopo della politica è la giustizia. E la giustizia esige un’etica. Per questo la vita buona del Vangelo offre ben altro che qualche ricetta spicciola o qualche altolà ai politici e alla politica. Offre un’anima per riabilitarla e riqualificarla.
Ricorda papa Francesco: «Oggi, o si scommette sul dialogo, sulla cultura dell'incontro, o tutti perdiamo. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire una società più giusta non sono un sogno fantasioso, ma il risultato di uno sforzo concertato di tutti verso il bene comune. Un impegno che richiede da parte di tutti saggezza, prudenza e generosità».
L’enciclica Centesimus annus richiama ancora ad assunzione di responsabilità concrete i politici e la politica. Giovanni Paolo II Vi si riferisce alla crisi dei sistemi democratici che «talvolta sembra abbiano smarrito la capacità di decidere secondo il bene comune. Le domande che si levano dalla società a volte non sono esaminate secondo criteri di giustizia e di moralità, ma piuttosto secondo la forza numerica o finanziaria dei gruppi che le sostengono. Simili deviazioni del costume politico col tempo generano sfiducia e apatia, con la conseguente diminuzione della partecipazione politica e dello spirito civico (47)».
Parole di una attualità sconcertante che fanno pensare.
La politica deve porsi a servizio di una “cittadinanza etica”. Ci sono modi di agire e di stare insieme che producono socialità eticamente qualificata; ci sono all’opposto modi di agire e stare insieme che consumano socialità.
Non v’è dubbio alcuno che sia giunta l’ora – ed è questa – che la città dell’uomo ritrovi una democrazia nutrita di giustizia, di amicizia e di progettualità. Il laico credente deve riqualificare e riabilitare la politica portando in essa l’esigenza e la forza della profezia, della coerenza e della misericordia. Non del compromesso opportunistico.